L’esperienza a LILLIPUT
Esistono luoghi dove anglicismi, aziendalese e burocratese non servono.
Alcuni di questi sono la famiglia, gli ambiti amicali e relazionali, la scuola, le associazioni educative e pedagogiche, certi laboratori, i contesti ludici e creativi per giovani, genitori, nonni.
In questi “posti” servono espressioni dell’anima, parole forse non semplici da trovare, ma comprensibili; serve un vocabolario delle emozioni che continue si susseguono quando si parla di sé, mentre ci si rende vulnerabili all’altro, mentre l’altro si accoglie e si ascolta in una danza di autentica reciprocità.
Connectance è un non luogo fervente di ricchezza intellettuale, di apprendimento, condivisione ed impegno e la maggior parte di noi associati è occupata proprio all’interno di quegli universi dove il lessico spesso è codificato nei così detti “tecnicismi collaterali”.
Penso a questo perché l’esperienza volontaristica svoltasi da poco a LILLIPUT, presso la fiera di Bergamo, ha visto alcuni di noi partecipare quali portatori sani di comunicazione semplice.
Presso uno stand dedicato alla nostra Associazione, ben visibili logo e bandiera, allestito da noi con quello che abbiamo creduto più opportuno per richiamare l’attenzione sul tema, inserito in un ambiente di ventimila metri quadri in cui, nel 2017, sono transitati circa quarantamila visitatori che hanno svolto più di cento laboratori ludico/didattici tenuti da animatori professionisti, abbiamo di fatto incontrato una notevole quantità di persone.
Il nostro intento primario era la diffusione dell’Intelligenza Emotiva in campo educativo.
Era portare nelle famiglie, tra docenti, bambini e ragazzi presenti, l’opportunità di scoprire che si può accedere ad essenziali competenze emotive attraverso il modello assunto da SixSeconds, presso cui un alto numero di soci Connectance ha conseguito certificazioni specifiche.
Alcuni anglicismi anche qui, per forza di cose, considerato che SixSeconds nativa italiana non è, ma ogni espressione emotiva si può e si vuole, da parte nostra, rendere comprensibile a tutti.
Così, per ore abbiamo raccontato chi siamo e cosa facciamo, ascoltato attentamente esperienze e bisogni, svolto semplici laboratori, accolto grandi e piccoli al meglio che sapevamo.
E’ stata un esperienza forte che ci ha insegnato più cose e rafforzato valori comuni, giacché per arrivare lì e svolgere la nostra maratona di quattro giorni particolari, ci si è dati più di una mano: uno di noi, il promotore, è stato un esempio di dedizione e professionalità; una socia nel direttivo si è spesa per approntare dei volantini esplicativi da porgere; altri soci si sono offerti e ci hanno raggiunti per contribuire, e chiunque ci abbia avvicinato ha sentito chiare e forti la coesione tra noi facilitatori e la passione, la competenza, la forza emotiva in azione dell’intelligenza di cui andiamo spargendo il seme.
Abbiamo guardato occhi che si allagavano di lacrime al solo sentire parlare di alcuni dei contenuti che offriamo, genitori coinvolti e seduti su piccole seggiole insieme ai figli a tratteggiare espressioni facciali che svelano stati interiori, docenti cui si è illuminato il volto ascoltandoci e che ci hanno consegnato il racconto delle proprie quotidiane difficoltà; abbiamo ascoltato bambini che ci hanno aperto spiragli sui propri mondi interiori e insieme a noi hanno navigato emozioni.
Abbiamo stretto tante mani, ricambiato sguardi, giocato e sentito forte la gratitudine; e ci siamo commossi oltre ad aver genuinamente tanto sorriso.
Ma più di ogni altra cosa, abbiamo avvertito, urgente come una necessità da parte di chi ci ha avvicinato, il voler restare ad abbeverarsi alla fonte della conoscenza di qualcosa che nasce e vive insieme a noi umani e quindi tutti ci riguarda: le emozioni e il bisogno che vengano riconosciute, il bisogno di chiamarle, riconoscerle, comprenderle, gestirle, utilizzarle per migliorare la qualità della propria vita.
Ci sarebbe tanto ancora da raccontare, ma bisogna essere brevi e perciò posso solo ringraziare di cuore Sergio Zucchinali, coordinatore del vivace “gruppo scuola”, Cristina Polga, Tania Cariani, Fabio Iseppato, Simona Aldovrandi, Davide Penati, Giorgia Cacciante, Trixie Vincenti e le educatrici del suo nido, oltre tutto il direttivo di Connectance che ci ha sostenuti.
Grazie per la generosità, grazie per aver saputo cogliere una così particolare opportunità, grazie per aver dato a noi tutti la possibilità di tradurre in azione alcuni dei valori fondanti espressi nel codice etico di Connectance.
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