Intelligenza Culturale (CQ) la nuova competenza del futuro

La capacità di leggere e interpretare culture diverse è diventata una competenza cruciale nelle aziende che oggi ambiscono a stare sul mercato globale.

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Diversity Management e Multiculturalità sono termini utilizzati oggi dalle aziende a indicare un nuovo e quanto mai necessario percorso da intraprendere per gestire sistemi organizzativi sempre più complessi.

Le difficoltà di oggi non possono essere risolte da una sola persona, una sola cultura, o anche un solo continente. I problemi globali che siamo chiamati ad affrontare esigono una nuova forma di intelligenza nel suo significato etimologico di “intus – legere” , leggere dentro.

Per sviluppare questa competenza, durante i miei seminari di “Cross- Cultural Communication” , pongo spesso la domanda: cosa è cambiato oggi rispetto al passato, quando i viaggiatori si spostavano da Occidente a Oriente, da Nord a Sud, attraverso gli oceani?

La risposta è in due parole, ”la dimensione temporale”

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In passato, chi viaggiava, aveva il tempo di abituarsi al cambiamento. Cambiavano i colori, i linguaggi, gli odori, i suoni delle parole…

Oggi una decisione presa a Francoforte, in un click, viene implementata a Tokio o a Doha. Con quali effetti? Fraintendimenti, ostacoli, chiusure e conseguenti fallimenti.

E’ sempre più chiaro che i nuovi mezzi di comunicazione e i veloci spostamenti da un capo all’altro del mondo ci pongono di fronte al fatto inconfutabile che siamo tutti coinvolti in un profondo cambiamento che necessita nuove competenze relazionali.

Per muoversi in un mondo sempre più interconnesso dove la conoscenza non è più appannaggio di pochi bensì patrimonio di tutte le culture, oggi è richiesta una nuova forma di intelligenza a cui Julia Middleton ha dato il nome di “intelligenza culturale”.

Essere “culturalmente intelligenti” significa avere la capacità di comprendere e adattarsi a sistemi valoriali diversi. Significa mostrare apertura e sincera curiosità per la differenza che, intesa come valore in sè, non può che diventare fonte di arricchimento quindi ponte verso una visione più allargata del mondo.

Il pre-requisto cui la Middleton fa riferimento è la conoscenza del “sé culturale”. Prima di avvicinarmi all’altro devo partire da me, dalla cultura di appartenenza, dai miei valori  “il mio core” e dalle credenze che posso cambiare “il mio flex”.

Altro ingrediente imprescindibile, ben noto a chi, come me, per lavoro o scelta privata, ha dovuto adattarsi ad una cultura diversa, è la curiosità.

Essere curiosi significa osservare e ascoltare l’altro senza pregiudizio, mostrare interesse per tutto quello che non posso comprendere. La curiosità ha da sempre un forte potere generativo in quanto avvicina lasciando spazio alle domande che, da Socrate in poi, tracciano il sentiero tra mondi distanti.

Intelligenza emotiva, empatia ed intelligenza culturale possono essere alcune delle modalità indispensabili per aiutare gli individui ad uscire dalla propria “comfort zone”, per sua natura etnocentrica, e avventurarsi in territori sconosciuti.